Grazie alla conoscenza dei fenomeni ottici, già gli arabi erano in grado di tracciare un disegno fedele dell’immagine capovolta che veniva proiettata dalla luce passando attraverso il minuscolo buco sulla parete di una camera oscura. Dopo avere inserito una lente in corrispondenza del piccolo foro, i pittori come Jan Vermeer realizzarono ritratti dalle espressioni spontanee, e non più stereotipate, e ritrassero i loro soggetti in pose abbastanza naturali, avvicinando le loro opere a quelle che sarebbero state le moderne “istantanee”. Quando poi la mano del pittore venne sostituita dal materiale sensibile, il foro stenopeico svolse la funzione di un rudimentale otturatore aperto, consentendo il passaggio della luce necessaria ad eseguire le prime fotografie. In un campo in cui la perfezione è pressoché a portata di mano per la precisione degli strumenti di ripresa, la produzione fotografica, compiuta attraverso le tecniche iniziali dei pionieri di questo linguaggio artistico, assume un significato avvincente ed una valenza creativa. Se, da una parte, si può dimostrare la capacità di eseguire fotografie apprezzabili anche rinunciando alla consueta attrezzatura, dall’altra la scelta coraggiosa di non utilizzare la tecnologia per superare le reali difficoltà incontrate, stimolerà la ricerca di immagini deliberatamente approssimative e talvolta piene di imperfezioni assolutamente volute. Diventano sempre di più i fotografi che, ormai “annoiati” dalla eccessiva nitidezza delle immagini realizzabili oggigiorno, hanno trovato nella tecnica del pinhole un modo consapevole per rappresentare una realtà indistinta e vaga. Sarà anche questo lo spirito necessario ad animare la manifestazione “Avventura nella Fotografia”, giunta quest’anno all’ottava edizione. L’iniziativa del presidente dell’Associazione Fotografica Alesina, Vincenzo Montalbano, si avvale dell’esperienza di Andrea Buffolo che, avendo già tenuto dei corsi sulle antiche tecniche fotografiche presso la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia, guiderà con sicurezza e facilità i partecipanti attraverso tutti quei passaggi che da una scatola di cartone conducono, ad una stampa fotografica “fragrante e profumata”, stesa ad asciugare come i panni del bucato della nonna. Le immagini ottenute con scatole stenopeiche di cartone, costruite con le proprie mani, verranno, infatti, stampate seguendo procedimenti artigianali ottocenteschi, come la cianografia o la gomma bicromata, ed i risultati saranno consentiti unicamente dalla luce, dall’acqua e dai materiali destinati ad emulsionare fogli di comune carta da disegno. Una simile esperienza arricchirà certamente la passione di tutti gli amanti della Fotografia ed alimenterà il loro interesse per le tecniche del passato. Il progetto prevede anche una fase espositiva, che avverrà al termine del workshop o in un secondo tempo, in modo da concedere maggiore visibilità ai prodotti finali e riuscire a coinvolgere un pubblico più numeroso nell’affascinante pratica della “fotografia all’antica”. Occasioni simili favoriscono il confronto e la socializzazione tra gli appassionati contribuendo, solitamente, alla loro crescita artistica, ma la bella stagione ed il luogo caratteristico, probabilmente, renderanno l’interessante ed impegnativa attività simile ad una breve vacanza. Gli incontri teorico-pratici sulla fotografia stenopeica organizzati dall’A.F.A. in stretta collaborazione con le associazioni Imago e Tusa Nero su Bianco, avranno luogo a Tusa (ME), nelle giornate che vanno dal 5 al 7 agosto 2016. Sia la F.I.A.F. che l’Unione Italiana Fotoamatori hanno ritenuto di concedere all’ evento il proprio patrocinio.
Andrea Di Napoli.
Fonte:http://www.inchiestasicilia.com/2016/08/03/fotografia-stenopeica-in-principio-era-il-foro/