Mostra fotografica “Pensierifotografici” – Eugenio Sinatra

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Le mie polaroid e i miei collage sono frutto di interpretazioni personali della realtà, alla luce di un neosurrealismo che pervade per mia scelta tutti i tipi di foto che faccio, quindi mi piace fare riferimenti a tutti i movimenti che un tempo furono di avanguardia. La mia ispirazione è sempre influenzata da Man Ray, Magritte, Warhol, Chagall, ma il mio dio è Maurizio Galimberti . In effetti lavorare in Polaroid è un divertimento “multilivello”. La ripresa ha meno pastoie tecniche pur essendo uguale a quella che si realizza quando si fotografa con il 35 mm. Seguono la manipolazione, non indispensabile ovviamente, delle immagini ottenute, e la creazione eventuale di un collage o di un montaggio assemblando più pola per esprimere qualche cosa che il singolo fotogramma da solo non può. L’acquisizione allo scanner e un’aggiustatina con programmi di fotoritocco, senza alterare granché di sostanziale, mi permettono di ottenere un file che si presta ad un moderato ingrandimento. E parlo di ingrandimento su carta chimica, come oggi è possibile con le nuove tecnologie. Manipolare è dunque alterare la realtà dell’attimo fuggente immortalato sulla pellicola istantanea, per farle acquisire quelle caratteristiche che io ho colto non solo con l’occhio, ma anche con la testa, con le emozioni momentanee, con i miei sensi, e questa alterazione, secondo me in meglio dal punto di vista espressivo, posso ottenerla proprio mentre la pellicola pola si autosviluppa, viene alla luce timidamente senza sapere ciò che l’attende. E il viaggio dell’immagine primordiale che l’obiettivo della mia Polaroid ha inizialmente fissato può essere dunque ancora più lungo…