Mostra fotografica e presentazione del libro “U Scaru” – Nicola Scafidi

Vi sono degli universi a parte che coesistono ed interagiscono con la totalità del tessuto sociale. Sono dei microcosmi assolutamente organizzati ed autonomi, con un proprio linguaggio di parole e gesti, di intese mute e di sguardi, con i propri personaggi e luoghi, con i propri riti ed abitudini e codici di comportamento, una propria atmosfera. Chi a questi microcosmi è estraneo, e per casualità o decisione là entra, si sente spaesato, impacciato perché non sa come muoversi ed agire. Si trova, di fatto, in una zona intermedia che presenta caratteristiche simili e dissimili ai suoi luoghi dell’abitudine. L’intelligente curiosità del conoscere e del sapere stimola ad esplorare l’ignoto, anche se è solo a pochi passi da casa, un’avventura della mente e dell’animo che rende ancor più ricchi nell’intimo. Però si ha bisogno di una “guida” altrimenti i mille risvolti di situazioni e rapidi eventi sfuggirebbero all’attenzione e si coglierebbe soltanto la superficie appariscente. Se poi questa avventura è un viaggio a ritroso nel tempo più che mai i supporti alla comprensione sono necessari. La fotografia è dotata di magici ed esclusivi poteri: guida e recupero del tempo passato. Poteri che a volte si esprimono in contemporanea. Chi conosce il mercato ortofrutticolo di Palermo? Alcune centinaia di persone che ogni giorno lo frequentano per necessità di mestiere. Sono, queste centinaia, tuttavia un esiguo gruppo rispetto a chi abita la stessa città ed i dintorni. Però chi ha visto lo stesso “luogo del lavoro” decenni addietro? Di certo tanti che ogni giorno e per lunghi anni là hanno risolto, per vocazione od induzione, il problema della sopravvivenza quotidiana, e magari alcuni di loro lo hanno risolto felicemente con legittimi ed opulenti introiti. Ed infine, quanti hanno conservato la memoria di quel luogo? Viene tramandata nei racconti verbali di chi ha voglia di parlare ed incontra attenzione per udire. E tutti gli altri? Le migliaia che quel tempo non l’hanno vissuto né quel luogo, che non hanno la fortuna di incontrare chi a loro racconterà, con la vivacità di un’immagine verbale che si plasma nella mente in un’immagine di tratti, segni ed elementi, come conosceranno? La fotografia, quei rari documenti che hanno fermato il tempo ormai passato, diventa guida e fermo recupero di un modo di essere e di vivere.

Giuliana Scimè.

Edizioni Dorica – 1993 .