Catturare i rintocchi del tempo – Daniela Sidari


CATTURARE I RINTOCCHI DEL TEMPO 
Daniela Sidari BFI (docente FIAF – Dipartimento Didattica).

ph. Pietro Calabrese.

“Quid est ergo tempus? Si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti explicare velim, nescio”. (S. Agostino, Confessioni, XI, 14).

Il tempo da sempre è stato oggetto di studi; diverse teorie si sono interrogate sul suo essere, sulla sua natura e sulla sua esistenza. Il tempo scorre, sfugge, valorizza e deprezza le cose, è contemporaneamente presente, passato e futuro. Il tempo è e rimane comunque una certezza che accompagna il nostro vivere. In qualità di testimoni privilegiati possiamo osservare e catturare le trasformazioni in atto attorno a noi ponendoci come intermediari culturali, rintracciando una forte integrazione fra l’immagine delle cose, persone, città e le consuete analisi di qualsiasi tipo, materiali, sensoriali, architettoniche, urbane, territoriali, ecc… Le immagini costituiscono traccia indelebile di un passaggio e diventano spunti per riflessioni nello spazio-tempo. In particolare, le immagini fotografiche divengono modi di indagine, a volte procedure scientifiche oltre che di espressione artistica. Esse sperimentano ed attraverso il visibile, ritrovano legami profondi fra passato e presente, materie, flussi, relazioni, scambi, movimenti. Ed ancora è possibile individuare due differenti tempi, quello dell’osservazione da parte dell’operatore, fotografo, autore, regista e quello del tempo proprio all’immagine, statico o in sequenza narrata in fotografia. Quindi il fattore tempo secondo due differenti dimensioni visuali: come tempo soggettivo e come tempo oggettivo. La fotografia è un tempo già concluso, un istante bloccato ad un eterno presente che nel contempo è già passato. Il valore simbolico di una sola foto spesso non è di facile comprensione così, per essere decodificato e trasmettere le trasformazioni spazio-temporali, a volte ci si affida alla narrazione e alla sequenza di immagini. Tali immagini possono anche sfruttare una frammentazione e scomposizione per fotogrammi per realizzare una sommatoria in cui ogni frame legato fisicamente all’altro crea un continuum visivo rendendo sequenza ed azione qualcosa che è stasi per definizione. Attraverso molteplici punti di osservazione la fotografia indaga e diviene strumento per la conoscenza, strumento di indagine e di verifica sulle trasformazioni del contemporaneo. Attraverso l’obiettivo della macchina fotografica ciò che ci circonda, siano essi uomini, cose, città, sono visti e rappresentati secondo nuovi aspetti non presenti attraverso le rappresentazioni convenzionali delle arti come il disegno ecc… La fotografia affronta spesso temi difficili, come quelli dell’identità della persona, della città, del rapporto fra gli uomini di una stessa famiglia o di una stessa comunità, affronta lo spazio e l’architettura, affronta la loro trasformazione nel tempo, la distruzione e ricostruzione, i rapporti intercorrenti, i limiti, il continuo divenire, il movimento e la modifica della forma nella sua essenza. Noi ci occupiamo di fotografia ma il TEMPO si lega saldamente al quotidiano in modo dinamico per cui va ricordato l’altro approccio, quello filmico. Ed allora se tutto ciò detto vale per la fotografia, ugualmente è valido per il cinema, dove autore e regista girano il film secondo esperienze materiali ragionate attraverso la pratica dell’osservazione e dello sguardo, ma diversamente dalla fotografia la loro è una manifestazione di concetti attraverso immagini in movimento alle quali si aggiungono voci, suoni e rumori “… è vedere reale ed irreale”. Se allora comunichiamo per immagini, esse saranno poi viste dai fruitori-spettatori ed è attraverso processi mentali che loro ricostruiranno cose, luoghi e persone, i fatti secondo forme e geometrie come somma di memorie e culture del tutto personali, infatti […] Guardare con gli occhi di un altro non significa vedere le stesse cose, significa percorrere i medesimi spazi con referenti diversi per approdi diversi (cit. Edoardo Bruno).

Daniela Sidari.

ph. Toti Clemente.

Patrocinio V06/2017